La logica Aristotelica
Insoddisfatto del “dialogo” usato come sistema di filosofare dal suo maestro Platone, Aristotele osserva che nel dialogo non tutte le modalità di esprimersi sono adatte alla filosofia. Se la filosofia è la ricerca del vero, allora bisogna togliere dal dialogo tutti i discorsi che non sono chiari e non riguardano il vero o il falso. Non basta la DIALETTICA o arte del ragionamento corretto, “tecnica dell’argomentazione corretta”: bisogna togliere le domande, gli ordini, le esclamazioni e le preghiere.
La filosofia teoretica ha come oggetto la CONOSCENZA, dunque necessita di un linguaggio scientifico: quello offerto dall’analisi logica. Quest’ultima mette in rapporto un termine-soggetto con un termine che ne predica qualcosa. Soggetto + Predicato formano la PROPOSIZIONE, cioè l’ espressione linguistica di un predicato o giudizio. I termini (parole) sono specchio dell’anima, e quindi ad ogni termine corrisponde una sostanza (soggetto) o un attributo (predicato: in greco “categoria”). Il discorso logico può essere affermativo (A è B) o negativo (A non è B), e ad esso corrisponde nella realtà l’essere e il non-essere. Sostanza prima è quella rappresentata con il termine che funziona solo da soggetto e mai da predicato. Si tratta cioè di sostanza individua: p.e. “Socrate”, tutti gli altri termini sono “sostanza seconda” cioè specie o generi, tutti inquadrabili in 10 categorie-predicabili: sostanza, quantità, qualità, relazione, luogo, tempo, azione, passione, posizione, possesso.
spetta dunque ad aristotele il merito di avere creato le categorie e lo stesso linguaggio cui il metodo filosofico fa riferimento.
Il lavoro aristotelico si propone come metodo, quale progressivo raffinamento di una tecnica del pensare.
mercoledì 13 giugno 2018
lunedì 11 giugno 2018
La poetica Aristotelica
La Poetica è un trattato di Aristotele, scritto ad uso didattico, probabilmente tra il 334 e il 330 a.C., ed è il primo esempio, nella civiltà occidentale, di un'analisi dell'arte distinta dall'etica e dalla morale.
La Poetica è un trattato di Aristotele, scritto ad uso didattico, probabilmente tra il 334 e il 330 a.C., ed è il primo esempio, nella civiltà occidentale, di un'analisi dell'arte distinta dall'etica e dalla morale.
Nella Poetica, Aristotele esamina la tragedia e l'epica. L'esistenza di un secondo libro trattante la commedia fu speculata da Timoteo, ma la maggioranza delle critica odierna dà parere negativo a questa ipotesi[1].
Aristotele introduce due concetti fondamentali nella comprensione del fatto artistico: la mimesi e la catarsi.
Il termine mimèsi deriva dal greco μίμησις (mìmesis) e ha il significato generico di "imitazione", "riproduzione"; con la derivazione da μιμέομαι (miméomai) (rappresento) e mimos (mimo, attore) acquista il senso specifico di "rappresentazione teatrale"[2].
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