mercoledì 13 giugno 2018

La logica Aristotelica

Insoddisfatto del “dialogo” usato come sistema di filosofare dal suo maestro Platone, Aristotele osserva che nel dialogo non tutte le modalità di esprimersi sono adatte alla filosofia. Se la filosofia è la ricerca del vero, allora bisogna togliere dal dialogo tutti i discorsi che non sono chiari e non riguardano il vero o il falso. Non basta la DIALETTICA o arte del ragionamento corretto, “tecnica dell’argomentazione corretta”: bisogna togliere le domande, gli ordini, le esclamazioni e  le preghiere. 
La filosofia teoretica ha come oggetto la CONOSCENZA, dunque necessita di un linguaggio scientifico: quello offerto dall’analisi logica. Quest’ultima mette in rapporto un termine-soggetto con un termine che ne predica qualcosa. Soggetto + Predicato formano la PROPOSIZIONE, cioè l’ espressione linguistica di un predicato o giudizio. I termini (parole) sono specchio dell’anima, e quindi ad ogni termine corrisponde una sostanza (soggetto) o un attributo (predicato: in greco “categoria”). Il discorso logico può essere affermativo (A è B) o negativo (A non è B), e ad esso corrisponde nella realtà l’essere e il non-essere. Sostanza prima è quella rappresentata con il termine che funziona solo da soggetto e mai da predicato. Si tratta cioè di sostanza individua: p.e. “Socrate”, tutti gli altri termini sono “sostanza seconda” cioè specie o generi, tutti inquadrabili in 10 categorie-predicabili: sostanza, quantità, qualità, relazione, luogo, tempo, azione, passione, posizione, possesso.  
spetta dunque ad aristotele il merito di avere creato le categorie e lo stesso linguaggio cui il metodo filosofico fa riferimento. 
Il lavoro aristotelico si propone come metodo, quale progressivo raffinamento di una tecnica del pensare. 

lunedì 11 giugno 2018

La poetica Aristotelica

La Poetica è un trattato di Aristotele, scritto ad uso didattico, probabilmente tra il 334 e il 330 a.C., ed è il primo esempio, nella civiltà occidentale, di un'analisi dell'arte distinta dall'etica e dalla morale.
Nella Poetica, Aristotele esamina la tragedia e l'epica. L'esistenza di un secondo libro trattante la commedia fu speculata da Timoteo, ma la maggioranza delle critica odierna dà parere negativo a questa ipotesi[1].
Aristotele introduce due concetti fondamentali nella comprensione del fatto artistico: la mimesi e la catarsi.

Il termine mimèsi deriva dal greco μίμησις (mìmesis) e ha il significato generico di "imitazione", "riproduzione"; con la derivazione da μιμέομαι (miméomai) (rappresento) e mimos (mimo, attore) acquista il senso specifico di "rappresentazione teatrale"[2].

Catarsi (dal greco katharsis, κάθαρσις, "purificazione") è un termine utilizzato per indicare la cerimonia di purificazione che si ritrova in diverse concezioni religiose ed in rituali magici che di solito prescrivevano il sacrificio di un capro espiatorio

lunedì 21 maggio 2018

LA SOSTANZA E LE SUE CARATTERISTICHE

La risposta di Aristotele è che la sostanza è innanzitutto l'individuo concreto, il "questo qui": questo animale, questo albero...Im particolare nelle categorie Aristotele definisce gli enti di questo tipo "sostanze prime", in quanto esistono in modo autonomo e fungono sempre e soltanto da soggetti. Queste possono essere considerate sotto una duplice prospettiva: ontologica e logica, dal punto di vista ontologico, le sostanze sono i soggetti reali cui ineriscono le varie proprietà; dal punto di vista logico, le sostanze sono i soggetti logici i quali reggono i predicati.
Secondo Aristotele l'essere non coincide con il mondo delle idee, come affermava il maestro, ma è un insieme di sostanze o enti "individuali", cioè un insieme di individui singoli dotati di varie qualità. Ognuna di queste sostanze è concepita come sinolo, cioè unione indissolubile, di forma e materia.
La forma rappresenta la natura intima di una cosa, la sua essenza o struttura immanente e necessaria, ciò che fa si che una cosa sia quella che è.
La materia è l'elemento materiale che viene plasmato dalla forma, il materiale indeterminato che solo grazie alla forma assume una configurazione particolare.

LE NOZIONI DI POTENZA E ATTO
E' grazie all'introduzione dei concetti di "forma" e di "materia" che Aristotele riesce a elaborare una soluzione al problema del "divenire", una delle questioni più ardue del pensiero filosofico. Secondo lui, quando avviene un cambiamento non si ha il passaggio dell'essere al non essere o viceversa, ma il passaggio da un tipo di essere a un altro, e quindi una trasformazione interna dell'essere. In particolare, si tratta del passaggio dell'essere in potenza della materia e quello in atto della forma.


LA FISICA COME SCIENZA TEORETICA
Per Aristotele lo studio del mondo fisico è parte delle scienze teoretiche, che rappresentano il vertice a cui può giungere la conoscenza degli uomini.
La fisica aristotelica è qualitativa, nel senso che tiene conto esclusivamente delle proprietà essenziali di ogni sostanza e stabilisce una differenza qualitativa tra gli elementi, e finalistica, in quanto coglie una finalità nei singoli di processi dell'universo; essa inoltre nega ogni valore alla matematica applicata alla natura.

LA TEORIA DELLE QUATTRO CAUSE
Aristotele, procedendo con rigore analitico, giunge a elaborare una spiegazione dei fenomeni, riconoscendo all'origine di ognuno di essi quattro tipi di cause:
1. una causa materiale: la materiale di cui una cosa è fatta
2. una causa formale: ciò che fa si che una cosa sia proprio quella cosa e non un'altra
3. una causa efficiente: la forza che genera un mutamento
4. una causa finale
Progetto filosofico
Per Aristotele c'è una rigorosa corrispondenza tra la struttura dell'essere e la sua espressione nel linguaggio delle scienze: le conoscenze sono il riflesso delle cose, e queste ultime sono rappresentate fedelmente dalle scienze, che rispecchiano l'ordine razionale del mondo. Per il filosofo di Stagira il compito affidato alla filosofia è la conoscenza disinteressata della realtà che va studiata attraverso ricerche sistematiche di carattere settoriale e specialistico. Un altro compito della filosofia è la ricerca del senso unitario del mondo nei discorsi specialistici delle varie discipline che nella loro autonomia rispecchiano la realtà delle cose in base alla corrispondenza tra la struttura dell'essere e la sua rappresentazione nel linguaggio scientifico.
L'obiettivo del filosofo è tracciare una mappa di tutti i saperi, una vera e propria enciclopedia in cui le varie scienze siano distinte e classificate sulla base del loro oggetto  e del loro metodo.
Aristotele suddivide le scienze in tre grandi aree:
-scienze teoretiche o conoscitive
-scienze pratiche
-scienze produttive o poietiche

LA METAFISICA
La metafisica, ossia la "filosofia prima", studia "l'essere in quanto essere", cioè la sostanza ed è dunque, la scienza universale e più nobile. Nel brano seguente Aristotele chiarisce infatti che "l'essere si dice in molti modi", ma sempre in riferimento alla sostanza che è l'individuo concreto.


LA DOMANDA SULL'ESSERE
La domanda fondamentale da cui muove è "che cos'è l'essere dell'ente?" cioè "che cos'è quell'essere che rappresenta il carattere fondamentale e comune di tutte le cose?". Il  mondo infatti è costituito da una grande varietà di enti, i quali sono accumunati dal fatto di possedere l'essere.
Un ente presenta queste categorie o determinazioni:
1. la sostanza
2. la qualità
3. la quantità
4. la relazione
5. il luogo
6. il tempo
7. l'agire
8. il patire
9. lo stato
10. la situazione
Per Aristotele però, solo la categoria della sostanza, rappresenta "l'essere dell'ente" vero e proprio; le altre costituiscono i suoi vari "modi di essere", i suoi "aspetti" particolari che Aristotele distingue dall'essere in sé, ovvero dalla sostanza.

Aristotele

Aristotele è uno dei massimi pensatori di tutti i tempi. Egli ha ridefinito il ruolo della conoscenza filosofica. Si formò alla scuola di Platone e fu il più importante tra gli studenti dell'Accademia. Egli trascorse vent'anni in questa scuola fino alla morte di Platone nel 347 a.c.  All'età di diciassette anni si reca ad Asso in Asia Minore, e dopo tre anni si stabilisce nell'isola di Lesbo. Sembra che in questo periodo abbia approfondito gli studi di biologia marina.  Nel 342 si trasferisce a Pella e diviene precettore del giovane Alessandro, figlio di Filippo II. Nel 355 dopo la morte di Filippo Aristotele torna ad Atene e vi fonda una propria scuola, il Liceo, in cui si dedica all'insegnamento e ha modo di approfondire le sue ricerche in tutti in tutti i campi del sapere. Alla morte di Alessandro Magno Atene si solleva contro la Macedonia e Aristotele è accusato ingiustamente di empietà a causa della vicinanza al governo macedone.  Aristotele abbandona la città e si ritira in esilio presso Calcide, dove morirà l'anno seguente.

OPERE GIOVANILI
Sulla filosofia: dedicava l'intera prima sezione a dimostrare che l'obiettivo della filosofia era stato quello di interrogarsi sul perché del mondo e dell'esistenza delle cose.
Protrettico: conteneva un invito a dedicarsi alla filosofia, cioè alla vita contemplativa.
Eudemo: dedicato a Eudemo di Cipro, amico di Aristotele, questo dialogo voleva dimostrare, alla maniera di Platone, che la vera ''patria'' dell'uomo non è in questo mondo, ma nell'altro dove si può contemplare l'essere nella sua pienezza e purezza.


OPERE DELLA MATURITA'
Sono giunte fino a noi, le opere composte nella fase della maturità, quando Aristotele insegnava nel Liceo. Si tratta di saggi destinati a uso interno della scuola, e pertanto denominati "esoterici", che presentano la formula della comunicazione didattica, asciutta, sintetica e condensata, con frequenti ripetizioni e disgressioni.


Il dilemma del terzo uomo

L'argomento del terzo uomo è una critica che Aristotele muove a Platone; ma lo stesso Platone si era occupato di Parmenide. Se l'idea dell'uomo è l'uomo per eccellenza, come possiamo pensare che gli uomini sensibili siano sue copie? Se fosse così i vari uomini sensibili dovrebbero avere qualcosa in comune con questa idea. Questo elemento in comune è appunto il terzo uomo cioè ciò che l'idea di uomo e l'uomo sensibile (cioè realmente esistente) hanno in comune.
Ma come si può dire che l'idea universale ha in comune qualcosa con l'uomo sensibile e qualcosa con questo terzo uomo? Solo indicando un altro "quarto" uomo che abbia qualcosa in comune sia con l'idea universale, con l'uomo sensibile e con il terzo uomo. Così si può andare avanti all'infinito!!
Dunque la teoria delle idee che nasce per dare un fondamento unitario al molteplice produce invece l'opposto.   
Parmenide è l'interlocutore del dialogo con cui si discute questo problema.

domenica 22 aprile 2018

La dialettica

Per Platone la dialettica è la "regina della scienza" e la "tecnica propria della filosofia". la dialettica ha il compito di ricostruire la trama delle possibili connessioni tra le idee e di comprendere e contemplare l'articolazione del mondo ideale. Inoltre è la scienza degli uomini liberi, di coloro che non hanno altra finalità che la conoscenza e si identifica con la stessa filosofia. Il termine dialettica allude all'arte del dialogo. Nel dialogo filosofico si pongono domande e risposte con l'intenzione di giungere a stabilire quale sia l'essenza delle cose (amore, coraggio..)
Nel Fedro Platone afferma che la dialettica è caratterizzata da un movimento di sintesi e analisi
  • la sintesi: consiste nella determinazione e definizione di una certa idea quale elemento unificatore di una molteplicità di cose 
 
  • l'analisi: consiste nella divisione delle idee nelle sue varie articolazioni interne

La logica Aristotelica Insoddisfatto del “dialogo” usato come sistema di filosofare dal suo maestro Platone, Aristotele osserva che nel di...