mercoledì 13 giugno 2018

La logica Aristotelica

Insoddisfatto del “dialogo” usato come sistema di filosofare dal suo maestro Platone, Aristotele osserva che nel dialogo non tutte le modalità di esprimersi sono adatte alla filosofia. Se la filosofia è la ricerca del vero, allora bisogna togliere dal dialogo tutti i discorsi che non sono chiari e non riguardano il vero o il falso. Non basta la DIALETTICA o arte del ragionamento corretto, “tecnica dell’argomentazione corretta”: bisogna togliere le domande, gli ordini, le esclamazioni e  le preghiere. 
La filosofia teoretica ha come oggetto la CONOSCENZA, dunque necessita di un linguaggio scientifico: quello offerto dall’analisi logica. Quest’ultima mette in rapporto un termine-soggetto con un termine che ne predica qualcosa. Soggetto + Predicato formano la PROPOSIZIONE, cioè l’ espressione linguistica di un predicato o giudizio. I termini (parole) sono specchio dell’anima, e quindi ad ogni termine corrisponde una sostanza (soggetto) o un attributo (predicato: in greco “categoria”). Il discorso logico può essere affermativo (A è B) o negativo (A non è B), e ad esso corrisponde nella realtà l’essere e il non-essere. Sostanza prima è quella rappresentata con il termine che funziona solo da soggetto e mai da predicato. Si tratta cioè di sostanza individua: p.e. “Socrate”, tutti gli altri termini sono “sostanza seconda” cioè specie o generi, tutti inquadrabili in 10 categorie-predicabili: sostanza, quantità, qualità, relazione, luogo, tempo, azione, passione, posizione, possesso.  
spetta dunque ad aristotele il merito di avere creato le categorie e lo stesso linguaggio cui il metodo filosofico fa riferimento. 
Il lavoro aristotelico si propone come metodo, quale progressivo raffinamento di una tecnica del pensare. 

lunedì 11 giugno 2018

La poetica Aristotelica

La Poetica è un trattato di Aristotele, scritto ad uso didattico, probabilmente tra il 334 e il 330 a.C., ed è il primo esempio, nella civiltà occidentale, di un'analisi dell'arte distinta dall'etica e dalla morale.
Nella Poetica, Aristotele esamina la tragedia e l'epica. L'esistenza di un secondo libro trattante la commedia fu speculata da Timoteo, ma la maggioranza delle critica odierna dà parere negativo a questa ipotesi[1].
Aristotele introduce due concetti fondamentali nella comprensione del fatto artistico: la mimesi e la catarsi.

Il termine mimèsi deriva dal greco μίμησις (mìmesis) e ha il significato generico di "imitazione", "riproduzione"; con la derivazione da μιμέομαι (miméomai) (rappresento) e mimos (mimo, attore) acquista il senso specifico di "rappresentazione teatrale"[2].

Catarsi (dal greco katharsis, κάθαρσις, "purificazione") è un termine utilizzato per indicare la cerimonia di purificazione che si ritrova in diverse concezioni religiose ed in rituali magici che di solito prescrivevano il sacrificio di un capro espiatorio

lunedì 21 maggio 2018

LA SOSTANZA E LE SUE CARATTERISTICHE

La risposta di Aristotele è che la sostanza è innanzitutto l'individuo concreto, il "questo qui": questo animale, questo albero...Im particolare nelle categorie Aristotele definisce gli enti di questo tipo "sostanze prime", in quanto esistono in modo autonomo e fungono sempre e soltanto da soggetti. Queste possono essere considerate sotto una duplice prospettiva: ontologica e logica, dal punto di vista ontologico, le sostanze sono i soggetti reali cui ineriscono le varie proprietà; dal punto di vista logico, le sostanze sono i soggetti logici i quali reggono i predicati.
Secondo Aristotele l'essere non coincide con il mondo delle idee, come affermava il maestro, ma è un insieme di sostanze o enti "individuali", cioè un insieme di individui singoli dotati di varie qualità. Ognuna di queste sostanze è concepita come sinolo, cioè unione indissolubile, di forma e materia.
La forma rappresenta la natura intima di una cosa, la sua essenza o struttura immanente e necessaria, ciò che fa si che una cosa sia quella che è.
La materia è l'elemento materiale che viene plasmato dalla forma, il materiale indeterminato che solo grazie alla forma assume una configurazione particolare.

LE NOZIONI DI POTENZA E ATTO
E' grazie all'introduzione dei concetti di "forma" e di "materia" che Aristotele riesce a elaborare una soluzione al problema del "divenire", una delle questioni più ardue del pensiero filosofico. Secondo lui, quando avviene un cambiamento non si ha il passaggio dell'essere al non essere o viceversa, ma il passaggio da un tipo di essere a un altro, e quindi una trasformazione interna dell'essere. In particolare, si tratta del passaggio dell'essere in potenza della materia e quello in atto della forma.


LA FISICA COME SCIENZA TEORETICA
Per Aristotele lo studio del mondo fisico è parte delle scienze teoretiche, che rappresentano il vertice a cui può giungere la conoscenza degli uomini.
La fisica aristotelica è qualitativa, nel senso che tiene conto esclusivamente delle proprietà essenziali di ogni sostanza e stabilisce una differenza qualitativa tra gli elementi, e finalistica, in quanto coglie una finalità nei singoli di processi dell'universo; essa inoltre nega ogni valore alla matematica applicata alla natura.

LA TEORIA DELLE QUATTRO CAUSE
Aristotele, procedendo con rigore analitico, giunge a elaborare una spiegazione dei fenomeni, riconoscendo all'origine di ognuno di essi quattro tipi di cause:
1. una causa materiale: la materiale di cui una cosa è fatta
2. una causa formale: ciò che fa si che una cosa sia proprio quella cosa e non un'altra
3. una causa efficiente: la forza che genera un mutamento
4. una causa finale
Progetto filosofico
Per Aristotele c'è una rigorosa corrispondenza tra la struttura dell'essere e la sua espressione nel linguaggio delle scienze: le conoscenze sono il riflesso delle cose, e queste ultime sono rappresentate fedelmente dalle scienze, che rispecchiano l'ordine razionale del mondo. Per il filosofo di Stagira il compito affidato alla filosofia è la conoscenza disinteressata della realtà che va studiata attraverso ricerche sistematiche di carattere settoriale e specialistico. Un altro compito della filosofia è la ricerca del senso unitario del mondo nei discorsi specialistici delle varie discipline che nella loro autonomia rispecchiano la realtà delle cose in base alla corrispondenza tra la struttura dell'essere e la sua rappresentazione nel linguaggio scientifico.
L'obiettivo del filosofo è tracciare una mappa di tutti i saperi, una vera e propria enciclopedia in cui le varie scienze siano distinte e classificate sulla base del loro oggetto  e del loro metodo.
Aristotele suddivide le scienze in tre grandi aree:
-scienze teoretiche o conoscitive
-scienze pratiche
-scienze produttive o poietiche

LA METAFISICA
La metafisica, ossia la "filosofia prima", studia "l'essere in quanto essere", cioè la sostanza ed è dunque, la scienza universale e più nobile. Nel brano seguente Aristotele chiarisce infatti che "l'essere si dice in molti modi", ma sempre in riferimento alla sostanza che è l'individuo concreto.


LA DOMANDA SULL'ESSERE
La domanda fondamentale da cui muove è "che cos'è l'essere dell'ente?" cioè "che cos'è quell'essere che rappresenta il carattere fondamentale e comune di tutte le cose?". Il  mondo infatti è costituito da una grande varietà di enti, i quali sono accumunati dal fatto di possedere l'essere.
Un ente presenta queste categorie o determinazioni:
1. la sostanza
2. la qualità
3. la quantità
4. la relazione
5. il luogo
6. il tempo
7. l'agire
8. il patire
9. lo stato
10. la situazione
Per Aristotele però, solo la categoria della sostanza, rappresenta "l'essere dell'ente" vero e proprio; le altre costituiscono i suoi vari "modi di essere", i suoi "aspetti" particolari che Aristotele distingue dall'essere in sé, ovvero dalla sostanza.

Aristotele

Aristotele è uno dei massimi pensatori di tutti i tempi. Egli ha ridefinito il ruolo della conoscenza filosofica. Si formò alla scuola di Platone e fu il più importante tra gli studenti dell'Accademia. Egli trascorse vent'anni in questa scuola fino alla morte di Platone nel 347 a.c.  All'età di diciassette anni si reca ad Asso in Asia Minore, e dopo tre anni si stabilisce nell'isola di Lesbo. Sembra che in questo periodo abbia approfondito gli studi di biologia marina.  Nel 342 si trasferisce a Pella e diviene precettore del giovane Alessandro, figlio di Filippo II. Nel 355 dopo la morte di Filippo Aristotele torna ad Atene e vi fonda una propria scuola, il Liceo, in cui si dedica all'insegnamento e ha modo di approfondire le sue ricerche in tutti in tutti i campi del sapere. Alla morte di Alessandro Magno Atene si solleva contro la Macedonia e Aristotele è accusato ingiustamente di empietà a causa della vicinanza al governo macedone.  Aristotele abbandona la città e si ritira in esilio presso Calcide, dove morirà l'anno seguente.

OPERE GIOVANILI
Sulla filosofia: dedicava l'intera prima sezione a dimostrare che l'obiettivo della filosofia era stato quello di interrogarsi sul perché del mondo e dell'esistenza delle cose.
Protrettico: conteneva un invito a dedicarsi alla filosofia, cioè alla vita contemplativa.
Eudemo: dedicato a Eudemo di Cipro, amico di Aristotele, questo dialogo voleva dimostrare, alla maniera di Platone, che la vera ''patria'' dell'uomo non è in questo mondo, ma nell'altro dove si può contemplare l'essere nella sua pienezza e purezza.


OPERE DELLA MATURITA'
Sono giunte fino a noi, le opere composte nella fase della maturità, quando Aristotele insegnava nel Liceo. Si tratta di saggi destinati a uso interno della scuola, e pertanto denominati "esoterici", che presentano la formula della comunicazione didattica, asciutta, sintetica e condensata, con frequenti ripetizioni e disgressioni.


Il dilemma del terzo uomo

L'argomento del terzo uomo è una critica che Aristotele muove a Platone; ma lo stesso Platone si era occupato di Parmenide. Se l'idea dell'uomo è l'uomo per eccellenza, come possiamo pensare che gli uomini sensibili siano sue copie? Se fosse così i vari uomini sensibili dovrebbero avere qualcosa in comune con questa idea. Questo elemento in comune è appunto il terzo uomo cioè ciò che l'idea di uomo e l'uomo sensibile (cioè realmente esistente) hanno in comune.
Ma come si può dire che l'idea universale ha in comune qualcosa con l'uomo sensibile e qualcosa con questo terzo uomo? Solo indicando un altro "quarto" uomo che abbia qualcosa in comune sia con l'idea universale, con l'uomo sensibile e con il terzo uomo. Così si può andare avanti all'infinito!!
Dunque la teoria delle idee che nasce per dare un fondamento unitario al molteplice produce invece l'opposto.   
Parmenide è l'interlocutore del dialogo con cui si discute questo problema.

domenica 22 aprile 2018

La dialettica

Per Platone la dialettica è la "regina della scienza" e la "tecnica propria della filosofia". la dialettica ha il compito di ricostruire la trama delle possibili connessioni tra le idee e di comprendere e contemplare l'articolazione del mondo ideale. Inoltre è la scienza degli uomini liberi, di coloro che non hanno altra finalità che la conoscenza e si identifica con la stessa filosofia. Il termine dialettica allude all'arte del dialogo. Nel dialogo filosofico si pongono domande e risposte con l'intenzione di giungere a stabilire quale sia l'essenza delle cose (amore, coraggio..)
Nel Fedro Platone afferma che la dialettica è caratterizzata da un movimento di sintesi e analisi
  • la sintesi: consiste nella determinazione e definizione di una certa idea quale elemento unificatore di una molteplicità di cose 
 
  • l'analisi: consiste nella divisione delle idee nelle sue varie articolazioni interne
I gradi del conoscere

Platone nel celebre dialogo 'Repubblica' paragona la conoscenza a una linea spezzata in due segmenti, i quali vengono a loro volta divisi in altri due segmenti. Risultano così quattro gradi del sapere, cui corrispondono quattro gradi della realtà.
  • la conoscenza sensibile rispecchia il mondo sensibile e comprende due livelli:
  1. la congettura o immaginazione, che ha per oggetto le ombre, ossia le supposizioni prive di fondamento reale
  2. la credenza, che ha come oggetto le stesse cose sensibili e gli esseri viventi

  • la conoscenza razionale rispecchia invece il mondo immutabile e perfetto delle idee e comprende anch'essa due livelli: 
  1. la ragione scientifica e discorsiva, che ha come oggetto gli enti matematici (figure, proporzioni e numeri)
  2. l'intelligenza filosofica ha come oggetto le idee immorali ossia le idee-valori.

le persone comuni si fermano solitamente ai primi due gradi della conoscenza, cioè al livello dell'opinione. I matematici riescono ad accedere alla ragione scientifica, ma soltanto i sapienti possono giungere alla vera conoscenza (la noesis)

sabato 7 aprile 2018

Il mito della nascita di Eros

Il giorno in cui nacque Afrodite, gli dèi si radunarono per una festa in suo onore. Tra loro c'era Poros. Dopo il banchetto, Penìa era venuta a mendicare, com’è naturale in un giorno di allegra abbondanza, e stava vicino alla porta. Poros aveva bevuto molta ambrosia e, un po’ ubriaco, se ne andò nel giardino e si addormentò. Penìa, meditando nella sua povertà di avere un figlio da Poros, si sdraiò al suo fianco e concepì di Eros. Ecco perché Eros è seguace di Afrodite ed è suo servitore: concepito durante la festa per la nascita della dea. Eros è per natura amante della bellezza, e Afrodite è bella. Proprio perché figlio di Poros e di Penìa, Eros si trova nella condizione che dicevo: innanzitutto è sempre povero e non è affatto delicato e bello come si crede di solito. Al contrario è rude, va a piedi nudi, è senza casa, dorme sempre sulla nuda terra sotto le stelle, per strada davanti alle porte, perché ha la natura della madre ed il bisogno l’accompagna sempre.
 
 
Il mito di Theuth

Il mito di Theuth è presente nel Fedro di Platone. Sul finire del dialogo, Platone affronta il problema del discorso scritto e, più precisamente, della differenza che intercorre tra conoscenza e sapienza. Appare interessante notare che, nonostante l'autore approdi - come vedremo - a un giudizio negativo sulla scrittura, il filosofo delle Idee abbia sempre utilizzato la forma scritta per veicolare le sue tesi filosofiche.
Socrate racconta che Theuth, l'ingegnosa divinità egizia, si recò presso re Thamus, allora sovrano dell'Egitto, per sottoporgli le proprie invenzioni, consigliandogli di diffonderle presso il suo popolo, che ne avrebbe tratto grande giovamento. Le svariate arti che la divinità proponeva al re ricevevano molti commenti da parte di quest'ultimo, che o lodava o criticava le stesse. Quando Theuth propose a Thamus l'arte della scrittura, la divinità si espresse con queste parole:

« Questa conoscenza, o re, renderà gli egiziani più sapienti e più capaci di ricordare, perché con essa si è ritrovato il farmaco della memoria e della sapienza »

Il mito della caverna

 Il mito della caverna è il riassunto della filosofia platonica in quanto assume un forte significato in tutti gli ambiti: differenza tra mondo sensibile e iperuranio; missione del filosofo; idea di bene che sovrasta tutte le altre idee.
Ci sono dei prigionieri che hanno sempre vissuto in una caverna sul cui fondo sono legati in modo da non potersi voltare. Fuori dalla caverna c’è un muro ad altezza uomo dietro al quale camminano persone che portano sulla testa statuette raffiguranti oggetti di vario genere, queste persone parlano e il loro eco rimbomba nella caverna. Dietro questi individui vi è un fuoco intenso che proietta nella parete della grotta davanti agli uomini legati le immagini degli oggetti. 

Non avendo potuto vedere nient’altro, i prigionieri, osservando le ombre, pensano che questa sia la realtà. Uno di loro, però, si libera e si volta; vede perciò le statuette e si accorge che sono più reali delle ombre; poi esce dalla grotta, oltrepassa il muro e inizialmente è accecato dalla luce del sole. Poi si guarda intorno e vede “il mondo della natura” e nota che tutto è più vero degli oggetti che sono proiettati. Dopo essersi chiesto da dove proveniva la luce, si accorge che è IL SOLE CHE DA’ SIGNIFICATO A TUTTO, in quanto per Platone rappresenta l’idea del bene-bello.
A questo racconto sono stati attribuiti tre significati:
Ontologico: nel mito sono descritti i generi dell’essere; due per il sensibile, due per l’ intelligibile; il muro è lo spartiacque. Le ombre rappresentano le ombre che immaginiamo. Le statuette gli oggetti sensibili veri e propri. Gli oggetti della natura che l’uomo vede una volta valicato il muro sono gli oggetti matematici. Il sole l’idea del bene-bello. Il prigioniero che si libera passa da una conoscenza sensibile a una intelligibile, poiché arriva al sole e quindi alle idee.
Gnoseologico: la visione delle ombre rappresenta l’immaginazione. La visione delle statuette l’opinione, la credenza. La visione degli oggetti della natura (matematici) rappresenta la conoscenza mediana e quella del sole la pura intellezione, perciò solo il filosofo può arrivare al bene-bello. 
Teologico: la vita della caverna è quella di chi si basa sui sensi. La vita di chi riesce a liberarsi è quella di chi valorizza l’anima e quindi cura la dimensione interiore. La vita nella caverna è più facile ma non porta alla vera conoscenza mentre quella fuori, più difficile, conduce all’idea del bene-bello, perciò ad una valenza divina.  

Il mito di Er

Er è un soldato morto in battaglia che poi resuscita e racconta ciò che aveva visto mentre era morto. Racconta che la sua anima era stata messa in un prato al cui centro vi era una Parca che nel grembo aveva i destini di tutti gli uomini, che erano con lui sul prato. Agli uomini vengono gettai a caso dei numeri e a seconda del numero che il caso aveva affidato agli uomini, le persone avevano il diritto di scegliersi il destino: il numero uno ha il diritto di scegliere per primo il suo destino e così via, tutta via anche l'ultimo uomo potrà scegliere perché i destini sono superiori alla anime.
con questo mito Platone vuole sottolineare i fatto che sono le anime a scegliere il loro destino vuole dire che l'uomo è libero ed artefice del proprio destino, Questo mito in particolare simboleggia la libertà che ha l'uomo.


Il mito del carro e dell'auriga

Nel Fedro compare il mito del carro alato. Un dialogo massimamente dedicato all' Immortalità dell'anima illustra l'incarnazione. L'anima è raffigurata come un cocchio su cui si trova un auriga che governa una coppia di cavalli alati. L'anima viene guidata al seguito degli dei, nella regione che è la sede dell'essere, cioè della vera sostanza (ousia). Tale sostanza non è altro che il mondo delle idee, descritto come un'essenza contemplabile solo dall'intelletto. Ogni anima vuole attingere ciò che le è proprio, contemplando la verità, di cui si nutre e gode. I due cavalli sono in perenne conflitto tra loro in quanto uno, il cavallo bianco, è buono e di razza l'altro, il cavallo nero, no: il primo è simbolo delle energie psichiche, della forza d'animo e tende a rimanere nel mondo delle idee; il secondo è simbolo dei desideri e cerca di spingere l'auriga verso il mondo sensibile, verso l'incarnazione. L'auriga è simbolo della ragione che ha il compito di tenere a freno le passioni e di bilanciare l'impeto del cavallo nero. Quando non ci riesce, l'anima dal cielo precipita su questa terra, s'incarna in un corpo e così perde la visione delle essenze.
Nel Fedro viene descritto il concetto di amore platonico, ossia un amore sublime, non legato alla dimensione sessuale e alla dimensione passionale. Si tratta di un amore puro, che conduce la conoscenza verso l'assoluto.

Nel Fedro Platone descrive una delle quattro prove che fornisce dell'immortalità dell'anima, argomentazioni che testimoniano l'influenza dei pitagorici.
1-prova dei contrari: richiamo la filosofia di Eraclito, l'idea dei contrari che alimenta continuamente la vita fa sì che tutto muoia nel fenomeno che chiamiamo morte ma in realtà dalla morte scaturisce la vita pensando che solo il corpo sia coinvolto in questo meccanismo e l'anima n'è esclusa con la morte termina solo la vita del corpo mentre per l'anima è una liberazione.
2-prova della reminiscenza: (un po' quella del Menone). Si pone il problema di quando siano state fissate le idee. Quindi l'anima si mantiene dopo la morte del corpo stesso. L'anima è superiore nei confronti del corpo.
3- prova dell'analogia dell'anima con le idee:tutto ciò che è visibile all'occhio fisico è soggetto a decadimento, le idee invece, oggetto di una visione intellettuale, sono perfette immutabili, immortali. L'anima essendo partecipe della natura delle idee è immortale.
4- prova che parla delle anime come principio di vitalità: ogni cosa esistente trova il suo principio di vita nell'anima. Se l'anima è principio di vitalità non può tradursi nel suo contrario, quindi l'idea della morte dell'anima significherebbe non accettare la vita.

mercoledì 7 marzo 2018

Platone

  • Platone, figlio di Aristone è stato un filosofo greco antico. Assieme al suo maestro Socrate e al suo allievo Aristotele ha posto le basi del pensiero filosofico occidentale.
  • Aristone, un suo maestro di ginnastica, lo chiamò per la larghezza delle spalle "Platone" (dal greco platys che significa "ampio")
  • Quando Platone conobbe Socrate distrusse tutte le sue composizioni poetiche per dedicarsi completamente alla filosofia
  • Platone vuole evidenziare col ricorso al dialogo la superiorità del discorso orale rispetto allo scritto. Il discorso orale permette un immediato scambio di opinioni sul tema in discussione
  • La gnoseologia chiamata anche teoria della conoscenza, è quella branca della filosofia che si occupa dello studio della conoscenza
  • I dialoghi platonici sono caratterizzati da personaggi che esprimono ognuno una propria opinione: conversano tra loro, fanno domande e danno risposte, manifestano un differente punto di vista su un tema comune.
  • Le idee di cui parla Platone sono vere e proprie entità di natura differente rispetto al sensibile e indipendenti dalla nostra mente, a cui facciamo riferimento nel momento in cui pensiamo: esse costituiscono i criteri di verità delle cose e anche la loro "causa", la rogion d'essere di tutto ciò che esiste. Le idee sono dunque sostanze immutabili e perfette poste in un altro mondo chiamato "iperuranio" ovvero al di la del cielo. Le idee sono un essere, o meglio ciò che Platone considera il vero essere.
 
Le idee costituiscono:
-i criteri di giudizio delle cose
-le cause delle cose
-i modelli delle cose
 
Esse hanno un rapporto con le cose di:
 
- mimesi→ cose imitano le idee (idee=paradigmi o modelli universali della realtà)
 
- metessi → le cose sensibili partecipano in qualche modo della perfezione delle corrispettive idee nel mondo ideale.
 
- parusia → idee nelle cose, il mondo sensibile è un'espressione visibile di quello ideale
 
I miti Platonici

I racconti mitici platonici toccano le questioni fondamentali dell'esistenza umana, come la morte, l'immortalità dell'anima, la conoscenza, l'origine del mondo, e le collegano strettamente ai temi e ai discorsi logico-critici, a cui il filosofo affida il compito di produrre una conoscenza e una rappresentazione vere della realtà.
I miti più conosciuti sono i seguenti:
  • il mito del carro e dell'auriga
  • il mito di Er
  • il mito della caverna
  • il mito di Theut
  • il mito della nascita di Eros
 

lunedì 29 gennaio 2018

Socrate

Socrate visse durante il IV a.c ad Atene, era figlio dello scultore Sofronisco e della levatrice Fenarete.

Partecipò alla vita politica del suo tempo, simpatizzando per i Trenta Tiranni, di cui pure non condivise certi eccessi: ad esempio, quando fu pritano (giudice) non eseguì l'ordine, dato da quelli, di arrestare, per poi giustiziare, Leonte di Salamina; di fisico fortissimo, combatté durante la guerra del Peloponneso, a Potidea e a Delo, dimostrando coraggio.

 
 
Venne condannato a morte perchè accusato di aver corrotto i giovani, di aver commesso blasfemia contro gli dei.
Le sue sue lezioni erano caratterizzate dall'autonomia e dalla libertà, infatti egli usava la sua filosofia per aiutare gli altri a capire da soli cosa è giusto.
Di Socrate non abbiamo testi se non quelli scritti dal suo  discepolo Platone. Egli scriveva i dialoghi del suo maestro senza veramente scriverli. 
Socrate pensava che scrivendo non si scrivesse la verità assoluta.

 


lunedì 8 gennaio 2018

Gorgia

Gorgia nacque a Lentini e sostiene una forma di scetticismo metafisico, dove non esiste nulla di oggettivo

Egli elogia la parola come forza conquistatrice:

  • essere non esiste perché la sue esistenza porterebbe una serie di contraddizioni logiche.
  • se anche esistesse non potremmo conoscerlo perché il pensiero non rispecchia la realtà.
  • se anche fosse conosciuto non potrebbe essere comunicato  attraverso  le parole che hanno natura diversa rispetto le cose.


Protagora
  • Protagora nacque ad Abdera.

  • pensatore più originale del movimento in Grecia. 


l'uomo come individuo singolo: le cose appaiono diverse a seconda dei punti di vista soggettivi
l'uomo come genere umano: le cose appaiono diverse da quelle degli animali
l'uomo come civiltà: le cose sono valutate in modo diverso a seconda elle abitudini e delle condizioni della comunità in cui gli uomini appartengono.

                                                                  ↓
UOMO= CRITERIO DI GIUDIZIO DELLA REALTA' O IRREALTA' DELLE COSE.

Non esiste una legge naturale e universale che stabilisca che cos'è giusto e che cos'è sbagliato.
Non esiste una verità assoluta.

LA PAROLA E LA RETORICA:La parola assume un ruolo fondamentale per raggiungere il consenso.
Protagora afferma che l'utilità comune è la retorica; l'arte di persuadere l'uditore mediante un linguaggio chiaro,semplice e convincente.


METODO DELL'ANTILOGIA:I sofisti addestravano i discepoli al dibattito e alla discussione per saper sostenere le posizioni vantaggiose per la società, facendo sembrare le tesi più forti.

Egli afferma che tutti possiedono la virtù politica e che tutti possano perfezionare con l'educazione.

 
 

I Sofisti    

 

I sofisti possono essere considerati i primi insegnanti a pagamento della storia.
L'esercizio del sapere diventa un mestiere.
"sofista":" sapientissimo 

Essi si muovono in un'ambiente antitradionalista e critico, aperto a discussioni .
 nessuno meglio di loro sapeva esprimere libertà di spirito e attitudine a utilizzare la ragione in tutti gli ambiti.

La nuova virtù era la capacità di vivere in società , di sapere partecipare ai dibattiti, di essere in grado di convincere gli altri della propria idea.

 

 


 

Ippocrate
 
Ipocrite, di Cos, fu il medico più famoso della sua epoca 
e fondò la scuola di medicina di Cos.
L'importanza della sua scuola risiede nel metodo seguito 
per la cura delle malattie, il quale assume prima di tutto 
l'analisi empirica e procede, attraverso l'osservazione dei risultati, 
alla definizione della terapia adeguata.

Il merito principale di questa scuola era quello di non perdere mai di vista la totalità del fenomeno della malattia o della salute.
Il medico doveva tenere conto sia dell'ambiente naturale sia di quello etico-politico.

Importante era la anamnesi, o ricostruzione della storia passata del paziente.
La medicina ippocratica cercava di spiegare e di curare il singolo organo, senza tralasciare il passato e il futuro.
Il tutto doveva avvenire con la collaborazione attiva fra medico e malato. 

La logica Aristotelica Insoddisfatto del “dialogo” usato come sistema di filosofare dal suo maestro Platone, Aristotele osserva che nel di...