sabato 21 ottobre 2017

Parmenide e il pensiero dell'essere

Secondo Parmenide, al di sotto del mutevole volto dell'universo attestato dai sensi vi è una realtà immobile e immodificabile, eterna e una, che egli denomina "essere".
Per il filosofo, l'essere è; il non essere non è e non può neanche essere pensato. Tutto ciò che si può dire e pensare deve infatti esistere. Parmenide procede, quindi, a una deduzione rigorosa dei caratteri fondamentali dell'essere.
Eraclito e l'esperienza del divenire

La riflessione di Eraclito, vissuto nella città di Efeso tra il VI e il V secolo a.C. può essere ricondotta alla tradizione cosmologica della scuola di Mileto, anche se egli negava di aver avuto maestri diretti e affermava con orgoglio di aver conquistato da sé la propria sapienza.

La sua riflessione si può sintetizzare nei seguenti nuclei tematici:
  • il flusso universale
  • il logos e la legge dei contrari

Il flusso universale

Per Eraclito nel mondo non c'è nulla che sia in uno stato di quiete: tutto è costantemente in movimento. Tale condizione riguarda anche l'uomo. Secondo eraclito non è possibile bagnarsi due volte nello stesso fiume, non solo perché le acque si rinnovano costantemente, ma anche perché la nostra identità personale è qualcosa di sempre cangiante: "tutto scorre" (panta rei).
La sostanza che per Eraclito meglio simboleggiava l'universo in continuo mutamento era il fuoco, elemento mutevole e distruttore per eccellenza. Il fuoco è soprattutto il simbolo della legge segreta che regna al di sotto dell'apparente disordine dell'universo.

Il logos e la legge dei contrari

Il movimento che possiamo osservare nell'universo si presenta come conflitto incessante tra elementi contrari: il bene e il male, l'amore e l'odio..
Tali elementi si alternano continuamente in uno scontro perpetuo, ma si presentano allo stesso tempo come inscindibili e complementari.
Per Eraclito tale interdipendenza e inscindibilità dei contrari è la legge fondamentale dell'universo e proprio per sottolinearne l'intrinseca razionalità egli la indica con il termine logos. 
Pitagora e la fondazione della scuola di Crotone

Pitagora si stabilì a Crotone, dove fondò una nuova scuola filosofica, la Fratellanza Pitagorica, un'associazione politico-religiosa di carattere aristocratico, molto diversa dalla scuola di Mileto, soprattutto per la sua atmosfera quasi sacrale.

Molti caratteri della scuola pitagorica fanno pensare a una setta religiosa, in cui venivano seguite regole ascetiche ed era praticata la comunione dei beni. I discepoli si differenziavano in acusmatici o ascoltatori, ai quali era imposto il silenzio, e i matematici, i quali potevano fare domande ed esprimere opinioni personali, e gli venivano rilevate le dottrine più impegnative dal maestro.

Le dottrine fondamentali dei pitagorici riguardano essenzialmente due argomenti:
  • la dottrina dell'anima
  • la dottrina del numero
Il destino dell'anima e la ricerca della purificazione

Pitagora era mosso dal desiderio di tracciare una via di purificazione per l'anima, concepita come un principio divino e immortale imprigionato nel corpo per una colpa originaria. Si tratta di una dottrina ripresa dall'orfismo, sorto verso il VI secolo a.C. Gli orfici ritenevano che dopo la morte l'anima fosse destinata a reincarnarsi fino all'espiazione delle proprie colpe.
La ricerca di Pitagora si concentra nello studio dei mezzi per ottenere la liberazione dell'anima dalla vita materiale; tali mezzi sono da lui individuati in una prassi di vita ascetica, che implica l'obbedienza a precetti molto severi (come astenersi dai rapporti sessuali o da alcuni cibi, sottoporsi a riti di espiazione e abluzioni corporali)


La dottrina del numero

Se contempliamo la volta celeste non possiamo fare a meno di restare ammirati dal moto regolare e ordinato degli astri, governato dalla legge del numero. Lo stesso si dica per le melodie musicali, così come per il succedersi delle stagioni, dei mesi e dei giorni.

E sulla base di queste osservazioni che i pitagorici affermano che la vera sostanza delle cose non risiede nell'acqua o nell'aria ma nel numero.


Il numero come principio costitutivo della realtà

Per i Greci il numero non era qualcosa di astratto, ma aveva caratteristiche fisiche e geometriche. I pitagorici rappresentavano l'unità con un punto dotato di estensione spaziale. Un numero era contemporaneamente una figura geometrica e una figura geometrica corrispondeva a un numero.

Sulla base di questo presupposto, il matematico pitagorico Filolao mostrò come dall'unità-punto si possono generare gli altri  numeri e tutti i corpi fisici, secondo il seguente modello:



 

 
Se il numero è la sostanza delle cose per capire i rapporti tra di esse dobbiamo fare riferimento ai rapporti tra numeri, poiché si dividono in pari e dispari.
 
Ne consegue una concezione dualistica dell'universo: da un lato vi è il dispari, un'entità limitata, simbolo della perfezione, del bene e della forma, perché solo cioè che è limitato permette la misurazione. Dall'altra vi è il pari, un'entità illimitata, simbolo di imperfezione, disordine e caos.
 
 
Il 10 è il numero perfetto: raffigurato come un triangolo che ha come lati il 4, esso contiene sia numeri pari che dispari. Su di esso (la sacra figura della tetractys) i pitagorici erano soliti prestare il loro giuramento di fedeltà all'associazione.



 
 
 
 
 
La scuola pitagorica 
 

lunedì 2 ottobre 2017

Anassimene: l'aria come principio delle cose

Anassimene visse tra il 586 e il 525 a.C. a Mileto dove si occupò di ricerche naturalistiche.
Egli identificò il principio con l'aria o "respiro", paragonando la vita dell'universo alla vita dell'uomo
"Come l'anima nostra, che è aria, ci sostiene, così il soffio e l'aria circondano il mondo intero"

Anche egli attribuisce al principio i caratteri dell'infinità e del movimento incessantel'anima è la forza che anima il mondo e il principio di ogni suo mutamento. 

La trasformazione e generazione delle cose avviene attraverso la condensazione dell'aria.

Quando l'aria comincia a rarefarsi diventa fuoco; quando si condensa diventa progressivamente vento, nuvola, acqua, terra e pietra.

L'universo che si costituisce grazie a questo processo è destinato a dissolversi nel principio originario per poi tornare a rigenerarsi da esso, in un ciclo di vita, morte e rinascita destinato a durare in eterno.

La logica Aristotelica Insoddisfatto del “dialogo” usato come sistema di filosofare dal suo maestro Platone, Aristotele osserva che nel di...